Vaccino anti COVID: il BMJ non è d’accordo su “anti”
Il British Medical Journal non è d’accordo sul fatto che il vaccino anti COVID sia “anti” COVID.
Vaccino anti COVID: cosa ha scoperto il BMJ
Secondo un comunicato stampa rilasciato da Sanofi l’8 settembre 2020, i 9 amministratori delegati delle principali case farmaceutiche impegnate nello sviluppo del vaccino contro COVID, hanno firmato un documento che inizia così:
“noi, sottoscritte compagnie farmaceutiche, precisiamo il nostro impegno nello sviluppo e test dei potenziali vaccini per la COVID-19, in accordo con standard etici e principi scientifici solidi“.
Sia Fauci che la FDA hanno affermato che saranno accettati solo vaccini sicuri ed efficaci.
Peter Hotez, rettore della Scuola Nazionale di Medicina Tropicale a Huston, ha commentato: “idealmente si vuole che un vaccino antivirale faccia due cose: primo, ridurre il rischio che ci si ammali e si venga ricoverati; secondo, prevenire l’infezione e quindi interrompere la trasmissione“.
Peccato che le sperimentazioni dell’attuale fase III sembra che non siano affatto impostate per nessuna di queste due opzioni.
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Definizione di “evento” in fase III
Eric Topol (capo editore di Medscape) ha chiesto:”per evento si intende un caso grave di malattia, no? Non un semplice test PCR positivo“.
“Esatto“, ha risposto Paul Offit, vaccinologo della FDA.
Ma no, non è esatto.
In tutte le sperimentazioni della fase III si considerano anche eventi leggeri, come paucisintomatici, qualificati come “endpoint” primari.
La ragione è nei numeri: i casi gravi non sono sufficienti per portare avanti abbastanza test.
E non solo: nell’eventualità di casi gravi, i pazienti morirebbero nella finestra di tempo utile a valutare l’efficacia del vaccino, “non è fattibile” ha detto Tal Zask, capo medico di Moderna.
Bloccare la trasmissione del virus
Sempre Zask ha detto: “i nostri trial non dimostrano la prevenzione della trasmissione, perché per fare questo bisognerebbe tamponare le persone due volte a settimana per lunghi periodi è non è mantenibile da un punto di vista operazionale“.
“Il tempo richiesto sarebbe tra 5 e 10 volte più lungo di quello richiesto dalla situazione. Con queste tempistiche non è possibile sapere se un vaccino funzioni“.
Conclusioni
Prima di dire che un vaccino è efficace a 70-80-90% sarebbe magari meglio prendere in considerazione TUTTI gli aspetti e non gridare ai miracoli.
Allo stesso tempo non si può dire che NON funzioni su lungo termine, ma il “termine” attuale sembra non essere sufficientemente lungo per avere una risposta certa.